martedì 9 maggio 2017

En Sofh (Ayin), supremo Gran Maestro, πληρωμα


GNOSI- il divino logos
I SEGRETI DELLA KABALA GIUDAICA


Abbiamo visto come ad un dato momento storico il popolo giudaico andasse incontro ad una definitiva scomparsa o assimilazione e come i suo sacerdoti avessero attuato un autentico ribaltamento della Legge mosaica interpretandone i precetti e codificandoli nei Talmud e successivamente nella dottrina esoterica della Kabala.

Le principali opere di dottrina kabalistica verranno realizzate e composte essenzialmente tra l’XI° e il XII° secolo nella Spagna moresca e ad esse ci dobbiamo riferire per trarne informazioni utili per comprenderne essenza e una conoscenza maggiore.

Il rabbino e studioso di Kabala Salomon ben Gabirol fu l’ autore di due trattati importanti fondamentali il ‘Keter Malkut’ e il ‘Mekor Hayim’. Un secolo piu’ tardi apparve nella Provenza cristiana un altro trattato , il ‘Sefer ha Bahir’ di autore sconosciuto.

Nel XVIII° secolo il rabbino Moises Ben Sem Tob de Leon compose forse il più noto fra tutto i trattati kabalistici il ‘Sefer ha Zohar’ , propriamente conosciuto con il semplice nome di ‘Zohar’ il quale raccoglierebbe al suo interno i segreti più riposti della dottrina kabalistica, in ebraico simboleggiati dalla figura del ‘Merkabah’ o ‘Carro celesteè la quintessenza di ciò che occorre sapere per operare, in modo «corporeo», la reintegrazione in Dio....

Notiamo a titolo puramente di cronaca che l’ identico nome è stato donato dall’ esercito israeliano moderno al proprio carro armato d’élite, il Merkabah (Merkavah) appunto , con il quale i sionisti occuparono e presero d’assedio per quasi tre mesi la città e capitale libanese di Beirut.

Abraham Abulaffia, che fu maestro del noto occultista di Valencia, Arnaldo De Vilanova, compose da parte sua il ‘Sefer ha Hot’.

Ricordiamo inoltre l’altro celebre kabalista, Isaac Loria, che nel XVI° secolo emigrò in Palestina per costituire una scuola di dottrina kabalistica nota come ‘scuola di Safed’.

La dottrina della kabala è un’insieme complicato e contradditorio di nozioni relative al Segreto della Genesi dell’umanità, al Suo Creatore, allo sviluppo della Vita.

In effetti ad una prima visione dello spirito kabalistico si noteranno profonde e distinte influenze di origini panteistiche, magiche e persino politeiste.

Nella lettura della Kabala il Dio Assoluto, il Creatore della Vita, viene identificato con il termine ebraico di ‘En-Sofh’.

Soprattutto nello ‘Zohar’ questo concetto , piuttosto difficile e astratto, di un’ entità superiore viene racchiuso nel termine ebraico del ‘Temir micol Temerim’ ( trad. ‘L’Occulto degli Occulti’ )mentre altre volte lo si puo’ identificare come ‘Ilat ha-Ilot’ ossia ‘La Causa della Cause’.

Il termine ‘En-Sofh’ rappresenterebbe pertanto l’infinito, che letteralmente in ebraico si traduce come un’entità senza limite, o meglio una non entità.

L’ Infinito del quale si stà parlando puo’ qui essere associato al Vuoto Primordiale, al Caos primigenio, al Nulla dell’Inizio.

Ma crediamo che niente di quanto finora abbiano scritto per descrivere meglio e dare un senso alla parola ebraica ‘En Sofh’ racchiude esattamente cio’ che essa significa.

En-Sofh’, il creatore della vita... è il Nulla.
In effetti l’ ebraismo ha forse racchiuso dentro di sé nella lettura kabalistica precedenti strutture dottrinarie relative alla nascita dell’Universo, intendendo questo fatto però come una casualità inesplicabile del quale responsabile verrebbe ad essere appunto ‘En-Sofh’, il Niente Primigenio.

Il rabbino Asriel di Girona cercò di segnalare questo stato di vuoto assoluto, ricercando nella parola ebraica ‘Ani’ letteralmente ‘Io’ la sua contraria ‘Ayin’ che significa ‘Niente’ il senso comune e la natura dell’annullamento del tutto nel Niente, dell’Io, Essenza, nel Niente.

E’ quindi importante segnalare come l’entità denominata ‘En Sofh’ sta, per i kabalisti, al di sopra del Dio ebraico ‘Yahvè’, poiché se quest’ultimo risulta essere il Dio Storico della Tradizione Ebraica, il primo indicherebbe in realtà il Suo Superiore sconosciuto, occulto.

Non e’ chiaro per esempio se con l’espressione ‘Anziano tra gli Dei’, che si può incontrare nel 7° capitolo del Libro di Daniele, si alludesse a ‘En Sofh’ oppure a ‘Yahvè’, certamente ciò conferma una notevole confusione e una dicotomia nel rapporto di subordinazione del secondo rispetto al primo.

Nella kabala Il simbolismo di ‘En Sofh’ è la circonferenza.

Ora la circonferenza nella Tradizione rappresenta uno dei simbolismi più spesso utilizzati in distinte occasioni per racchiudere in uno spazio un Insieme, per visualizzare un Tutto Infinito.

Lo stesso Renè Guenon, noto in Occidente per aver ricercato e sviluppato massimamente i suoi studi sulla dottrina dell’Unità delle Tradizioni, ne cita spesso l’utilizzo da parte di distinte realtà tradizionali ed i significati più profondi.

Nella lingua araba solo per fare un esempio la circonferenza designa anche il numero zero, in arabo ‘kafar’, che verrà riutilizzato dagli europei ( a contatto proprio con i mussulmani ) per designare invece le cifre, così questa si trasformò nell’italiana ‘cifra’, nella francese ‘chiffrè’, nella tedesca ‘ziffer’ e nell’ inglese ‘cifre’.

Ma ritornando all’essenza di ‘En Sofh’ và ricordato come questa sia essenzialmente un Infinito inconoscibile all’occhio ed alla percezione umana.

Non viene descritto da alcun attributo, né può venir raffigurato, di questa entità non è permesso parlare, però un dato momento dalle tenebre primordiale questo Infinito si manifestò attraverso quelle che, nella tradizione kabalistica, sono le dieci ‘sephirot’.

Le dieci ‘sephirot’ appaiono nel Libro della Creazione come i dieci numeri primigeniti, i quali –assieme ad ‘En Sofh’ – andarono a formare un sistema numerico a base 11.

Tale libro conferisce inoltre un ruolo fondamentale anche alle 22 lettere dell’alfabeto ebraico.

Il noto studioso ebreo di Talmud, Gershom Scholem, fra i più importanti rappresentanti dei circoli universitari di teologia di Gerusalemme, afferma, in merito agli 11 numeri e alle 22 lettere, che questi rappresentano l’insieme delle forze occulte la cui convergenza ha prodotto le diverse combinazioni che si possono osservare nel miracolo della creazione: esse rappresentano i 32 sentieri della Sapienza con i quali Dio ha creato ciò che esiste.

D’altra parte è qui utile rilevare come 11 numeri e 22 lettere diano per risultato 33, che sono i gradi istituiti dalla Massoneria moderna all’inizio del XIX° secolo dalla Loggia riservata ai giudei di Charleston e diretta dal banchiere sionista Esteban Morin.

Il rito scozzese da quel momento si compose di 33 Gradi così suddivisi :
1° Apprendista,
2° Compagno,
3° Maestro,
4° Maestro Segreto,
5° Maestro Perfetto,
6° Segretario Intimo,
7° Giudice,
8° Intendente dell’Edificio o Maestro d’Israele,
9° Maestro Eletto dei Nove,
10° Maestro Eletto dei Quindici,
11° Sublime Cavaliere Eletto,
12° Gran Maestro Architetto,
13° Cavaliere dell’Arco Reale,
14° Grande Croce della Cripta Sacra,
15° Cavaliere d’Oriente o della Spada,
16° Principe di Gerusalemme,
17° Cavaliere d’Oriente e d’Occidente,
18° Sovrano Principe Rosacroce,
19° Gran Pontefice della Gerusalemme Celeste,
20° Venerabile Maestro delle Logge Regolari,
21° Cavaliere Prussiano,
22° Cavaliere Reale o Principe del Libano,
23° Capo del Tabernacolo,
24° Principe del Tabernacolo,
25° Cavaliere del Serpente di Bronzo di Mosè,
26° Principe Trinitario,
27° Sovrano Commendatore del Tempio di Salomone,
28° Cavaliere del Sole,
29° Grande Croce di Sant’Andrea,
30° Cavaliere Kadosh ,
31° Grande Ispettore Inquisitore,
32° Sublime Principe del Segreto Reale,
33à Sovrano Grande Ispettore Generale.
E’ così che, appropriandosi di numerologia e simbologia ebraiche, la Libera Muratoria compie da due secoli i propri rituali e le proprie cerimonie.

Il grado 33° della gerarchia massonica moderna corrisponde quindi, né più né meno, ad En Sofh, supremo Gran Maestro.

‘Circa i contenuti dei libri cabalistici possiamo dire che non ci discostiamo molto dalla dottrina gnostica.

Il Pleroma, il Dio-Tutto valentiniano, è chiamato nello ‘Zohar’ l’ In sé (‘En Sofh’ =non limitato), l’Essere Immutabile, eternom, ineffabile, infinito che racchiude in sé ogni cosa. (1°)

I dieci sephirot del ‘Libro della Creazione’ non sono esattamente identici a quelli che sono descritti nello ‘Zohar’ o ‘Libro dello Splendore’.

I primi secondo Adolf Frank, professore giudeo di teologia, non si possono applicare che ‘all'universo creato, lasciando al di fuori del suo ambito la Causa o Essenza Immutabile dell’universo stesso, mentre i secondi servono da intermediari fra l’Essere Infinito e la creazione, questi ultimi ci mostrano il principio assoluto delle cose molto prima che il mondo venisse creato, arrivando a costituire per gradi l’Essenza Divina, dandosi tutti quelli attributi ad essa mancanti, convertendosi così nel mezzo più appropriato per la realizzazione di ciò che più tardi creerà, assumendo così le caratteristiche della stessa eternità, prima di espandersi verso l’esterno fino ad arrivare a riempire con il suo splendore lo spazio ed il tempo.

En Sofh’ prima di manifestarsi generò un punto quasi impercettibile, corrispondente secondo gli studiosi di kabala alla lettera ebraica ‘Yod’.

Da questo primo punto sorgerà il primo sephirah, voce ebraica singolare di sephirot, il quale è denominato all’interno dell’albero delle sephirot come ‘Keter’ in ebraico ‘Corona’.

La lettera ebraica ‘Yod’ è d’altra parte l’iniziale del nome biblico di Yahvèh o Jehova, il nome con il quale Dio apparve a Mosé sul monte Sinai.

In effetti il nome ‘Yahvèh’ è la contrazione di ‘Eyeheh Ascher Eyeheh’ che in lingua ebraica significa ‘Io sono quello che sono’.

In un certo modo il mosaismo indica la Divinità più come un essenza indipendente il cui solo esistere ne rappresenta la Massima Espressione in quanto Yahvè è comunque inimmaginabile ed inconoscibile.

Identificandolo con ‘Keter’ la dottrina kabalistica pone il Dio Yahvè al di sotto di ‘En Sofh e presenta l’intera storia della creazione come una forma di emanazione propria del panteismo e di forme di culto magico-naturalistiche.
Olam Atzilut
Lo ‘Zohardistingue quattro fasi distinte della creazione parallelamente a quattro mondi.

Il primo fra questi mondi è cio’ che viene comunemente riconosciuto dal kabalismo come ‘Olam Azilut’ o ‘Mondo dell’Emanazione Primigenia’ costituito dall’albero delle dieci sephirot che in sequenza risultano essere:       

1) Keter la Corona ; 2) Hochma spesso trascritto in ebraico come Chocmach ossia la Sapienza ; 3) Binah l’Intelligenza ; 4) cHesed o ‘Gedullah’ ossia la Grazia o Misericordia ; 5) Din o ‘Geburah’ ossia la Giustizia ; 6) Tiferet la Bellezza ; 7) Netsah la Forza o la Vittoria ; 8) Hod il Regno ; 9) Yesod il Fondamento o Base e infine 10) Malkhut la Realizzazione.

Il percorso completo delle sephirot è essenzialmente racchiuso nell’espressione ebraica ‘Keter Malkut’ usata da Salomon ben Gabirol per definire appunto la ‘Corona Reale’.

Nei tre sephirot superiori, che si differenziano chiaramente dagli altri cinque in ordine alla loro importanza e significato, si è soliti assegnare un carattere a-sessuale a ‘Keter’, uno maschile a ‘Hochma’ ed uno femminile a ‘Binah’.


Questi ultimi due sephirot sono anche riconosciuti dal kabalismo come il Padre e la Madre i quali andranno a concepire un figlio il quale non figura nell’albero sephirotico poiché esso andrebbe a rappresentare la Conoscenza, la Sapienza e viene designato con il nome ebraico di ‘Deyat’. (Da'at [Daat][quasi] = Conoscenza unificante : Poiché Keter è troppo elevata e sublime per venire conosciuta e contata, il suo posto viene preso da un'undicesima sephirah, posta più in basso, tra il livello di Chokhmà - Binà e quello di Tiferet. Essa permette l'unificazione dei due modi di pensare tipici degli emisferi cerebrali destro e sinistro: intuizione e logica. Da'at è l'origine della capacità di unificare ogni coppia di opposti. Spiritualmente parlando, essa è la produttrice del seme umano che viene trasmesso durante il rapporto sessuale. Nel corpo umano corrisponde alla parte centrale del cervello e al cervelletto. Nel Chasidismo essa diventa la facoltà dello Yichud, Unione.)


I tre sephirot superiori insieme formano, a loro volta, la testa dell’Asam Kadmon ( l’ Adamo Celeste ), l’uomo primordiale per eccellenza, la trasfigurazione divina dell’umanità, il quale rappresenta la perfezione assoluta del Creato che ritroveremo espressa anche nell’ Islam attraverso l’Adamo Ruhani.

Gli altri sephirot sono invece quelli che si ripartiscono tra il petto, le braccia, la metà inferiore del corpo, le gambe e la base che sostiene i suoi piedi.


Al di sotto dell’Olam Atzilut si trova invece l’Olam Beri'ah, in ebraico il mondo della creazione dove si trova l’Angelo Metatrono. (È quindi della più pura essenza e senza mescolanze di materia)

Questa creatura è ritenuta, dall’ebraismo, inferiore all’Asam Kadmon, perché non discenderebbe direttamente da ‘En Soph’.

Il nome greco di Metatrono probabile vestigia della filosofia alessandrina di Filon indica chiaramente che esso si situa esattamente al di sotto del Trono Divino e, tra le sue funzioni, ha quella di governare il mondo visibile e quindi di mantenere l’ordine cosmico.

Nella kabala ebraica talvolta si dice che Metatrono sia l’abbigliamento di Dio chiamato in ebraico ‘Saday’ che significa ‘Misericordioso’ anziché Yahvè. 
Qualcuno ha voluto sottolineare una analogia dei 99 nomi di Allah che formano nell’Islam la serie di attributi che i mussulmani riconoscono al loro Signore il primo fra i quali è proprio ‘al Rahman’ ( il Misericordioso ).

Al livello inferiore, al 3° della scala kabalistica, si trova invece l’Olam Yetsirah in ebraico, il Mondo della formazione, nel quale si situerebbero gli Angeli.
Gli Angeli, cosi’ come per la teologia cristiana – che dall’ebraismo ha sicuramente attinto gran parte delle sue interpretazione, essendone una derivazione – sarebbero suddivisi in 10 cori, e rappresenterebbero delle emanazioni dell’Angelo Metatrono.
La teologia cristiana ammetterebbe solamente nove cori angelici, tutti creati da Dio Onnipotente : i serafini, i cherubini, i troni, le dominazioni, i principati, la potestà, la virtù, gl’arcangeli e gli angeli propriamente detti.

Nel quarto livello infine si situa l’Olam Asiah il Mondo della Fabbricazione nel quale vivono uomini, animali e vegetali.

A contrastare i piani divini vi sarebbero però i demoni, o angeli caduti, i quali, operando nell’Olam Asiah, si opporrebbero, per traviare gli uomini ed offuscare la Luce Divina che, per questo motivo, si manifesterebbe solamente in maniera parziale.
I demoni della kabala ebraica si suddividono a loro volta in dieci cori capitanati da Belzebù, formanti un’unità chiamata ‘Khulipah’; i loro nomi sono: Nebo, Belial, Asmodeo, Satan, Merinim, Abaddon, Astarot, Mammon e Behemot, acerrimi avversari di Dio e oppositori ai Suoi Angeli. 
Gli angeli, per contro, avrebbero una identica situazione di gerarchia interna e fra loro assumerebbero un rilievo soprattutto Raziel, Uriel, Nuriel, Rachmiel, Zadchiel, Nogah, Meodin, Tahariel, Padael, Yosem Ha-schammaim.

Per il kabalismo ebraico i nomi dei demoni non sono sempre gli stessi, per esempio Nebo, che era in origine una divinità caldea, avuto come figlio Marduk ( nel cui tempio si officiavano oracoli ), è stato spesso designato anche con il termine greco di Piton, nome che allude alla sua funzione spirituale.
Non da meno, per i giudei, assumono tratti demoniaci e sono inclusi negli elenchi della kabala i nomi di alcune divinità appartenenti ai loro avversari palestinesi.
Così il Dio degli ammoniti, Moloch, viene incluso fra i demoni e annoverato tra i più maligni degli avversari di Dio.

Un volume di origine antichissima intitolato ‘La Clavicola di Salomone’ – di chiara impronta kabalistica – che si suppone fosse stato dettato e rivelato dal mitico re Salomone a suo figlio Roboam, menziona una lista di dieci demoni primari che identifica come : Lucifero, Belzebù, Astarot, Lucifugo, Satanakìa, Agliaref, Fleuretty, Sargatanas, Nebirus e Masbakes.
A dare un notevole valore al testo in questione, malgrado le riserve espresse da altri rappresentanti dell’ebraismo contemporaneo, sarebbero le dichiarazioni e l’assoluta sicurezza con le quali il noto kabalista Eliphas Levi (2°) lo utilizza anche per i suoi scopi di provare un'antichissima filiazione della Massoneria speculativa moderna, alla quale lo stesso Levi era affiliato.

Il volume in questione ci dimostra la chiara natura panteistica di una determinata corrente del kabalismo europeo, soprattutto l’utilizzo di tecniche particolari d'iniziazione e di preparazione esoterica, inerenti l’invocazione di determinati demoni per fini non propriamente ortodossi e regolari.
Il trinomio kabalismo - esoterismo - magia accompagnerà del resto l’esperienza del talmudismo in Europa per tutto il medioevo (3°), cosi’ come verrebbe confermato dalla leggendaria storia del Golem di Praga, una creatura invocata durante un rito kabalistico dai rabbini del Ghetto della città boema e resa celebre dall’omonimo testo romanzato di Gustav Meyrink.
Il romanzo ‘Il Golem’ di uno degli autori giudei più vicini all’occultismo, il cui valore e legittimità vengono riconosciuti dallo stesso Julius Evola, potrebbe anche essere interpretato come un messaggio trasversale all’ebraismo kabalistico europeo del XX° secolo, una sorta di avviso lanciato dal Meyrink ai suoi correligionari a non proseguire in simili esperienze al ‘limite’.

Il Golem è un essere creato da un rito iniziatico e magico condotto a Praga dal rabbino Low il quale riuscì a donargli la vita scrivendogli sulla fronte la parola ebraica ‘emet’ che significa ‘verità’.
Ritorneremo piu’ diffusamente su questo interessante documento di iniziazione kabalistica.

A livello popolare, inoltre, non si dovrà tralasciare l’importanza che ebbe un’altro noto libello di origine ebraica, conosciuto come ‘I Segreti dell’ Inferno’, il quale ci dimostra chiaramente l’utilizzo rituale di dette tecniche d'invocazione di presenze sub-liminali, sotto la soglia della coscienza, d'entità ‘dell’aria’, indecifrabili e perciò di natura infera.

Ovviamente non è possibile conoscere tutti i segreti della pratica iniziatica kabalistica, non esistendo un testo scritto che ne racchiuda i riti e le formule, solamente questi libelli che, per ovvi motivi, sono stati misconosciuti dalle comunità ebraiche.



Anche se di segno inverso, l’esoterismo ebraico contenuto in determinate pratiche kabalistiche ed in determinati trattati talmudici, rimane comunque un esoterismo, quindi una scuola di iniziazione occulta e riservata a pochi eletti.
L’ambiguità morale della kabala potrà comunque essere descrittà mediante l’utilizzazione della figura simbolica del serpente.

Nel ‘Sepher Bereschit’ o ‘Il Libro della Genesi di Mosè’, il Serpente appare come la personificazione di Satana, il quale tenta Eva aggrovigliandosi sinuosamente lungo il tronco dell’albero ‘proibito’.

Questo sentimento di malvagia furbizia, questo ruolo di tentatore infido e seducente verrà successivamente trasmesso anche al cristianesimo ed all’ Islam.
E’ singolare però notare come invece nell’antichità erano parecchi i popoli che riconoscevano al serpente degli attributi positivi, arrivando a definirlo come la personificazione dell’Intelligenza, sia positiva che negativa, e sotto alcuni aspetti la Kabala ne indica la stessa valenza.



E’ per questi motivi che possiamo ammettere che il serpente della kabala ebraica è derivato molto probabilmente da un antico culto zoolatrico.
Né possiamo dimenticare che Mosè (Akenathon) nel deserto costruì un serpente di bronzo che collocò al di sopra di una croce dalle miracolose virtù.

Tale atto iniziatico servirà a proteggere il popolo d’Israele dai morsi degli animali selvatici durante i quarant’anni di peregrinazioni nel deserto del Sinai.
Questo serpente di bronzo incominciò, con l’andare del tempo, a diventare oggetto di culto e di idolatria, venne posto all’interno del Tempio di Gerusalemme e venerato come un Dio.




In onore del serpente di bronzo venivano commemorate delle cerimonie iniziatiche, si bruciava incenso in suo onore, si celebravano i miracoli che la sola presenza di questo procurava a Israele.
Tale situazione durò fino all’VIII° secolo a.C. quando il re Ezechia lo fece distruggere.

Attualmente il serpente di bronzo corrisponde al 25° grado del giudaico Rito Scozzese della Massoneria speculativa.
Ricordiamo infine che esiste un altro serpente per la dottrina kabalistica, ancora più importante e simbolicamente efficace di quello costruito da Mosé.

E’ l’uroboro, o il serpente che, ruotando attorno a sé stesso in orario, circonda il mondo intero della sua presenza fino a formare un circolo e a mordersi la coda.
Questo Uroboro ha una particolare ed evidente connotazione di sovranità, infatti simboleggia il potere del popolo eletto, d'Israele, a livello planetario; ricorda agli ebrei la promessa di yahvè di dominio assoluto sulle altre nazioni.

Lo ‘Zohar’, il Libro dello Splendore, afferma che ‘quando i tempi saranno conclusi Israele otterrà la sovranità sull’intero universo’.



L’Uroboro, il serpente che si morde la coda, ha nell’esoterismo diverse chiavi interpretative, cosi’ come scrive Ephiphanius a pag. 258 del suo ‘Massoneria e Sette Segrete, La Faccia Occulta della Storia’, laddove lo indica come immagine della coincidenza dei contrari, dottrina della doppia verità che assurdamente sostiene la possibilità di conciliare l’inconciliabile in una sintesi improponibile: ‘Dio-Satana-bene-male-vero-falso ecc..’ cui l’Alta Massoneria attribuisce valore di ‘Legge Eterna, che tende sempre a conciliare gli opposti ed a produrre l’armonia finale.’

Il disegno egemonico del Sionismo appare anche in diversi passi del Vecchio Testamento, soprattutto in forma di profezia escatologica, anche se non sono pochi i commenti che attribuiscono a questi passaggi una connotazione assolutamente priva di valore, trattandosi – si dice – di manipolazioni e falsi adeguatamente studiati dall’élite rabbinica e percio’ apocrifi.



Il trattato talmudico ‘Chaniga’ del resto è molto chiaro in merito alla strategia di dominio planetario dei sionisti: ‘L’Altissimo parlò agli israeliti così: voi mi avete riconosciuto come unico dominatore del mondo, è per questo che io farò di voi i soli dominatori del mondo’.

Il rabbino Abravanel, espulso nel XV° secolo dai re cattolici della reconquista spagnola, era solito dire ai propri discepoli che: ‘Quando verrà il Messia Da'at, figlio di Davide, sterminerà tutti i 60 nemici. Però tale venuta sarà preceduta da un conflitto globale che vedrà perire i 2/3 dell’umanità. Agli ebrei saranno sufficienti 7 anni per distruggere le armate nemiche.’



Il messianismo sionista arriverà a sviluppare forme di assolutismo razzista che non si limiteranno alla sola avversione verso i non ebrei, disprezzati tutti come Goym o Gentili, ma svilupperanno movimenti di natura speculativa e sovversiva che si faranno portatori di una dottrina controiniziatica e per loro natura ribelle.


Note -

1° - Epiphanius – ‘Massoneria e Sette Segrete. La Faccia Occulta della Storia’ edizioni sconosciute, Trento 1993 
2° - Eliphas Levi Zahed (1810-1875), noto occultista del XIX° secolo, si chiamava in realtà Alphonse Louis Constant, prete apostata che rinnovò completamente il modo di studiare i segreti kabalistici e l’occultismo. Membro della Società Rosa-Croce, fu autore di numerose opere fra le quali la principale ‘La Chiave dei Grandi Misteri’ (1871) si riproponeva di svelare i misteri della Kabala, trattando i principali libri d’ispirazione talmudica: lo Zohar, il Sepher Jezirah, la Claviculas Salomonis.
Autentico ispiratore di una folta schiera di occultisti cristiani, il Levi diede le chiavi del suo sapere ad un altro grande esoterista, il martinista Stanilas De Guaita.

L’influenza esercitata dal Levi nel sottobosco neo-spiritualista ed occultista dell’intero XIX° secolo è considerevole anche alla luce dei numerosi contatti con ambienti del palladismo, della teosofia, del martinismo e simili.

3° - Ha scritto Giuseppe Panonzi: ‘… dopo sette secoli di vita materiale, (gli ebrei ndr) sollevarono l’intelletto a più spirabili aere, ebbero accademie e rinomate scuole, a Narbona, a Beziers, a Montpellier, a Marsiglia, nella diocesi di Maghelona, ed altrove, e si resero famosi i loro rabbini, fra cui rabbi Salomone Jarchi, … dottissimo nelle lingue antiche e nella filosofia, riuscì grande nella interpretazione dei libri sacri e del Talmud….Si resero illustri pure i tre rabbini Kimchi Giuseppe e i suoi figli Mosè e David, che ci lasciarono una grammatica ed un lessico ebraico…. Fiorì l’autore dello Zohar…fiorirono il filosofo Joseph ben Zadik ed il teologo Abraham Ibn Daud che compose il suo libro ‘della Fede Sublime’. Superiore a tutti però fu il rabbino Maimonide Abu Amram Musa ben Abdallah, ovvero Mosè ben Maimon, che nacque a Cordova nel 1135 e morì nel 1204. ….Maimonide fu primo medico del sultano Saladino. Cultore e difensore di Maimonide fu Levi ben Gerson Ralbag) autore del Milchamod Adonai lavoro lodato da Pico della Mirandola, dal Reuchlin e dal Kepler.’

Per ulteriori informazioni si veda di Giuseppe Panonzi ‘L’Ebreo attraverso i secoli e nelle questioni sociali dell’età moderna’ edizioni anastatica Arnaldo Forni, Bologna 1991 - dall’originale edita in Treviso nel 1898.


deca

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