martedì 1 luglio 2014

EBRAISMO NON VUOLE DIRE SIONISMO: PIANI DELLA CABALA



Perché l'Élite Sionista vuole annientare il Cristo

 



Da Henry Makow

Il Visconte Léon de Poncins (1897-1976), un intellettuale cattolico francese, fu l'autore di 30 opere che rivelarono la cospirazione Sionista-Massonica che tiene al presente l'Umanità sotto giogo, a sua insaputa.

Gli Ebrei stessi non sono coscienti che il Sionismo si riferisce al Talmud e alla Kabbala e non all'Antico Testamento.

In questo modo, il Giudaismo-Sionista si rivela essere un culto satanico che utilizza gli ebrei (e i massoni) come pedine per ridurre l'Umanità in schiavitù politicamente e spiritualmente.

Così la "laicità" e "l'umanesimo" non sono che paraventi del satanismo, perché i banchieri ebrei Kabbalisti hanno l'intenzione di soppiantare Dio.

Reso forte dal monopolio sul credito ai governi, questo potere occulto si trova dietro il femminismo e i "diritti dei Gay", al fine di demolire la naturalità del sesso, il matrimonio e la famiglia.

Si nasconde anche dietro l'11 settembre, i massacri di Newtown e di Boston; tutti pretesti per attuare uno stato di polizia. È il vero fornitore di "odio" che conduce una guerra segreta contro l'Umanità e Dio.




Karl Marx ha scritto: "L'Ebreo si è emancipato da solo... rendendosi maestro della creazione monetaria... attraverso di lui, il denaro è diventato l'ausiliario del potere mondiale, e lo spirito pragmatico ebreo è stato adottato dai popoli cristiani.

I giudei si sono evoluti in proporzione alla misura in cui i cristiani diventavano sempre più ebrei loro stessi. Così, questi ultimi hanno grandemente contribuito a fare del denaro il mezzo, il criterio di misura e il fine di ogni attività umana." (Cit. di L. de Poncins pag.76).

Aggiungete a questo il potere e il sesso (oro e carne; ndt) e Marx sarebbe stato d'accordo su tutto. L'Umanità è stata introdotta in un culto satanico.




Da Léon de Poncins

Il mattino del 9 febbraio 1923, i cittadini di Londra, abituati a leggere i giornali, non hanno certamente notato poche righe apparse sul periodico ebreo "Jewish World", linee spaventose e profetiche per coloro che sono stati in grado di coglierne il senso.

Il Jewish World dichiarava: "La diaspora degli ebrei non ha fatto di loro un popolo multietnico, perché si tratta davvero dell'unica vera gente cosmopolita e in quanto tale deve agire, e già lo fa, come dissolvente di ogni distinzione di razza e di nazionalità.

Il suo grande ideale non corrisponde ad un giorno in cui gli ebrei si possano radunare in un angolo della Terra con intento separatista, ma che il mondo intero sia pervaso di insegnamenti ebraici e quindi, in uno slancio di fraternità universale di ogni nazione, tutte le etnìe e le religioni distinte possano scomparire.

Essi vanno anche più lontano. Attraverso le loro attività letterarie e scientifiche e per mezzo della supremazia in tutti i settori pubblici, si impegnano gradualmente a dissipare i pensieri e i sistemi non ebraici o non conformi al loro modello."

Al British Museum, ho avuto personalmente l'occasione di verificare l'esattezza di tale citazione.

Questo sogno messianico può assumere diverse forme ma l'obbiettivo finale resta inalterato: il trionfo del Giudaismo-Sionista, della sua legge e del suo popolo.

Sotto alcune parvenze universali, è sostanzialmente un imperialismo ebraico che ha l'intenzione di governare il mondo e ridurlo in schiavitù.


Boris Dubrov

Élie Faure, un ebreo, scrive: "La gente giudea, dall'epoca di Gesù Cristo... si è considerata di continuo il popolo eletto, strumento di un potere superiore.

In rapporto alle altre nazioni, crede ancora e sempre a tutt'oggi, al suo privilegio d'elezione perché rappresenta una forza soprannaturale.

Per essa, la vita dopo la morte non esiste. Benché ne abbia sovente parlato, Israele non vi ha mai creduto. L'Alleanza con Dio non è che un contratto bilaterale specifico e costruttivo: se il giudeo vi obbedisce, lo fa in maniera atta a guadagnare il dominio sul mondo.

Israele è un terribile realista: vuole la ricompensa, quaggiù sulla Terra, per coloro che compiono il bene e la punizione per quelli che vivono nel male.

Anche nei più oscuri momenti della loro storia, e della storia universale, gli Ebrei, questi perdenti eterni, hanno custodito in seno al loro cuore fedele la promessa di una vittoria eterna."

Estratto dal testo di E. Faure «L'Anima Giudea», citato in «La questione ebraica vista da 26 eminenti personalità israelite» Parigi 1934.


Greg Olsen
 
La Divinità di Gesù Cristo è un ostacolo al messianismo ebraico.

Affinché si compia l'evento messianico israelita e quindi si possa raggiungere questo scopo, è necessario abolire il Cristianesimo che rappresenta un impedimento insormontabile sulla via dell'imperialismo giudaico.

Fino all'avvento di Gesù Cristo, la posizione di Israele era semplice e chiara: dopo i Profeti, per grazia di Yahvé, la tribù di Giuda sarebbe stata destinata a governare il mondo.

Se i popoli suoi servitori avessero ottemperato alle necessità divine, il tempo in cui essa avrebbe regnato su tutto il Pianeta sarebbe venuto.

Invece là, inaspettatamente, un "Profeta" nacque in Galilea: l'Uomo-Dio, Egli Stesso appartenente alla stirpe di David e così Figlio dell'Alleanza.

«Non crediate che Io sia venuto ad abrogare la Legge o i Profeti, non sono venuto ad abolire ma a perfezionare» (Mt. 5,17) E come prova della Sua Missione, Egli compì una serie di miracoli senza precedenti; le folle affascinate lo seguirono...

Ma, e in questo risiedeva l'enorme importanza del Suo Compito, Egli interpretava il Patto in una maniera completamente diversa e in un senso Nuovo, al punto di distruggere il fiero edificio ebreo spiritualizzandolo e universalizzandolo.

La realizzazione delle promesse fu trasferita dal piano materiale a quello spirituale; superando l'àmbito nazionale, esse non furono più indirizzate soltanto agli Ebrei, fino ad allora i soli beneficiari, ma estese al mondo intero.


Simon Dewey

Questa non era una questione di supremazia di razza o di nazione, o il trionfo di uno stato privilegiato: il popolo eletto fu ridotto al rango di gente comune, uno fra i tanti.

La fierezza religiosa e il nazionalismo dei giudei non permisero un tale abbassamento; era contrario alle promesse messianiche ed annullava la sottomissione di tutti i regni della Terra ad Israele.

I Grandi Sacerdoti e i Farisei non poterono tollerare una simile blasfemìa e un tale attacco ai loro privilegi, e dunque per sbarazzarsi di «quel pericoloso agitatore» Lo consegnarono ai Romani e Lo fecero condannare a morte.

Ma Gesù Cristo resuscitò e il Suo insegnamento si diffuse nell'intero mondo antico come un fuoco che incendiava tutto.

I Giudei denunciarono i Suoi discepoli alle autorità romane, presentandoli come ribelli all'Impero; Roma li perseguitò incessantemente, offrendoli come cibo alle bestie selvagge, bruciandoli, scorticandoli e crocifiggendoli. (Però i Martiri non sentirono dolore! Vedere QUI; ndt).

Ciò nonostante, l'onda cristiana progredì senza sosta, trionfando sul potere imperiale; poi improvvisamente il mondo vacillò inclinandosi in favore della Chiesa di Cristo...

Gli israeliti non hanno mai accettato né accetteranno mai questa disfatta. La rottura fu totale e definitiva; il conflitto è diventato al presente inevitabile dai due lati.




"Se gli Ebrei sono nel giusto, il Cristianesimo non è altro che un'illusione. Se invece i Cristiani hanno ragione, i Giudei si trovano ad essere, nella migliore delle ipotesi, soltanto un anacronismo o nulla più che un'immagine senza alcun motivo di esistere.

Per un Giudeo, il Cristianesimo rappresenta la rinuncia ad un monopolio e la bocciatura all'«interpretazione nazionalista» per non dire faziosa dell'«elezione»; la Cristianità è l'apertura alla fraternità umana e, nello stesso tempo, un grande «amen» a Dio e a tutto quello che Egli decide...

E qui veniamo alla vera ragione (o scusa), che giustifica il rifiuto ebraico al Cristo, perché non collima con l'idea che i Giudei si erano fatti del Messia e della Salvezza." (F. Fejto, Dieu et son Juif, pp. 34, 190, 192.)

"La maniera in cui la fede cristiana ha ottenuto la sua indipendenza, doveva rapidamente e inevitabilmente trascinarla in una guerra contro Israele «secondo il mondo», poiché la Chiesa si proclama essa stessa Israele secondo lo Spirito.

Ma viene compresa la profondità di questa affermazione? È più grave del disconoscimento giudaico e significa che essa gli sottrae ogni particella di vita (soltanto materiale però; ndt), ogni fuoco sacro (presunto; ndt), fino alla sua più intima natura.

Più ancora, questo vuol dire togliere ad Israele il suo posto al sole e lacerare il suo privilegio al centro dell'Impero, tanto sono stretti i legami che uniscono lo spirituale e il temporale." (J. Isaac, Genèse de l'Antisémitisme, p. 150.)

Ritorniamo allora al medesimo punto: abbattere la religione Cristiana, nata nel suo àlveo, diventa una necessità vitale per Israele che la considera come il suo più formidabile avversario...




Nella sua opera «La sventura di Israele» lo scrittore ebreo (pro-cristiano) A. Roudinesco, fornisce una meravigliosa risposta a tutte le maledizioni proferite con rabbia:

"La sopravvivenza di questa piccola comunità fino ai nostri giorni, malgrado la persecuzione e le sofferenze ineguagliabili, è stata chiamata il «miracolo giudeo».

Tale sopravvivenza non è un miracolo, ma piuttosto una sventura. Il vero prodigio ebraico è la conquista spirituale degli individui attraverso la Cristianità. La missione del popolo eletto è terminata già da lungo tempo.

Coloro che, tra gli Ebrei, sperano un giorno di porre fine alla Cristianità per mezzo di un messianismo replicato, ignorano le leggi essenziali dell'evoluzione umana." (A. Roudinesco, Le malheur d’Israël, Ed. de Cluny, Paris 1956).



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