venerdì 11 aprile 2014

I PASTICCI DI OBAMA BIN BARACK



I PASTICCI DI OBAMA BIN BARACK

 

 


di Giorgio Maria Cambié

Fonte:  L’Officina

A noi che ricordavamo visite di presidenti americani fra ali di folla ha fatto un po’ specie vedere Obama aggirarsi nel deserto creato dalla polizia, segno di un’evidente calo di popolarità.
La funzione del presidente americano questa volta era di venire in Europa con la massima velocità per evitare che qualche nazione amica scivolasse verso la simpatia alla Russia di Putin. 
Così è venuto ad offrire collaborazione, F35 e soprattutto, adesso che con lo shale gas l’America sta raggiungendo l’autonomia delle fonti energetiche, anche gas al posto di quello che fino ad ora è stato fornito dalla Russia.
Finora in politica internazionale non ne ha imbroccata una.
In Afghanistan, stante il ritiro delle truppe Usa, il presidente Karzai ha pensato bene di interpellare i Russi che, cacciati ai tempi dell’Unione Sovietica, rischiano di tornare richiamati dagli afghani.
In Pakistan si sono stabilmente insediati i talebani e lo Stato è in una situazione di tragici contrasti religiosi con un florilegio di attentati.
Quando ha messo il naso nel Mediterraneo, dando ascolto a Sarkozy, si è visto il disastro che ha combinato. In Egitto probabilmente saranno i militari a salvare la situazione rispetto alla gloriosa “primavera araba”.
In Siria l’insediamento di tagliagole islamici è stato evitato grazie all’azione combinata di papa Francesco e, ancor più, del diktat di Putin.
L’ultimo sbaglio lo ha fatto con l’Ucraina. Immemore del sostegno da sempre strombazzato al volere dei popoli, si è dimenticato che la Crimea era ucraina solo da sessant’anni e che è abitata in larghissima maggioranza da Russi, che nella storia è stata la perla degli zar, che la sua riviera è costellata di palazzi degli imperatori e dei maggiori nobili russi e che è sede della flotta russa del sud. 
Chiunque avrebbe potuto capire che la Russia non l’avrebbe mai abbandonata e avrebbe fatto tutto il possibile, con il consenso della popolazione locale, per riavere il controllo totale sull’importantissima penisola
Inoltre il gasdotto South Stream  passa sotto il Mar Nero e dalla Crimea si può controllare in superficie il suo percorso.
Putin ha vinto, anche con l’aiuto di Berlusconi al quale l’appoggio alla Russia deve essergli costata la poltrona, la corsa fra i due gasdotti South Stream, caldeggiato dalla Russia, e Nabucco, caldeggiato dagli Usa, sta di fatto che Putin si è rivelato un uomo di Stato assai più accorto e deciso di Obama che ha perso la battaglia di Crimea, nella quale per fortuna non è riuscito a coinvolgere le nazioni europee.
Il suo motto dovrebbe cambiare in: “si noi possiamo… combinare innumerevoli pasticci”.

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