mercoledì 12 febbraio 2014

Sovversione unipolare a Kiev e Sochi.


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Sovversione unipolare a Kiev e Sochi. Intervista a Alessandro Lattanzio

Millennivm 10 febbraio 2014

Abbiamo intervistato Alessandro Lattanzio, analista geopolitico, sulle questioni attualissime della rivolta ucraina e dei giochi olimpici di Sochi, dietro le quali si profila l’ombra della strategia di destabilizzazione promossa dall’unipolarismo, dai suoi satelliti subimperialisti e dalla galassia delle ONG.
Quello che sta accadendo in questi giorni in Ucraina è visibilmente analogo alle meccaniche di destabilizzazione già rodate attraverso le rivoluzioni colorate prima, e le rivolte arabe poi. In particolare, che gruppi di dissenso stanno intervenendo durante questa rivolta artificiale, cosa rivendicano nei confronti del governo e qual è la loro agenda occulta?
I vari gruppi, partiti e movimenti politici antigovernativi sono ognuno espressione di interessi eterodiretti, benché abbiano radice locali. Infatti, tali movimenti non esisterebbero o sarebbero assai meno consistenti se non fossero tutelati, protetti, finanziati e perfino militarmente addestrati dalle potenze della NATO.
Ad esempio l’UDAR di Klishko è un’emanazione della Fondazione dei popoli minacciati, organismo legato alla fondazione Franz-Joseph Strauss, il defunto leader della CSU, la democrazia cristiana bavarese, oltre che fervente ‘guerriero freddo’ della NATO. Klishko è un’emanazione della secolare politica tedesca nei confronti dell’Ucraina, verso cui ha sempre avuto aspirazioni annessionistiche di carattere economico; invece Varsavia, memore della Repubblica pospolita polacco-lituana della dinastia degli Jaghelloni, vuole annettersi fisicamente l’Ucraina, almeno le sue regioni estremo-occidentali (Galizia), dove alimenta continuamente, anche tramite ONG, fondazioni ed anche certe università (a cui erano legati taluni elementi italiani, oggi autoproclamatisi ‘analisti scientifici’ della Geopolitica), un’aspra russofobia che può degenerare anche in polaccofobia, dato che in Galizia era attivo un potente movimento secessionista, anche armato contrario a Varsavia.
Espressione sul campo, a Kiev, di tale influenza, è il partito nazionalsocialista Svoboda, che si richiama paradossalmente, ma non poi troppo, al capo dei kollabo ucraini dei nazisti Stepan Bandera e alla sua organizzazione irredentista e terroristica OUN. Il partito americanista della coppia Tymoshenko-Jatsenjuk è il movimento russofobo dalle basi più solide, potendo contare su uno strato borghese basato sul terziario, quindi orientato verso le politiche economicide dell’Unione Europea e degli USA. Ma tale corrente politica è anche quella maggiormente disposta a cedere sovranità alla NATO e, quindi, ad agire aggressivamente contro l’Unione Eurasiatica e il Patto di Shanghai, sulla falsariga dell’altrettanto americanista ex-presidente della Georgia Saakhashvili.
La questione dell’Ucraina è fondamentale nel processo di integrazione regionale dello spazio centro-asiatico. Cosa spera di ottenere esattamente l’Occidente, innanzitutto sul versante strategico e geopolitico, da questo tentativo di destabilizzazione? Quanto sarebbe utile l’inserimento dell’Ucraina nell’Unione Europea per l’espansione del cosiddetto scudo missilistico della NATO, puntato direttamente su Mosca, e per l’effettivo contenimento del potere dell’heartland?
Gli interessi sono duplici, da cui si spiega la convergenza di agenti della Germania e agenti degli USA sulla piazza Maidan. Berlino spera di annettere all’UE l’Ucraina, avendo compreso che dagli altri Paesi della ‘comunità’ europea non è rimasto molto da spremere. Le risorse che potevano essere estratte da Grecia, Portogallo, Spagna, ecc. sono quasi esaurite, resta l’Italia, l’osso da spolpare, e poi più nulla. La Gran Bretagna e la Polonia sono fuori dalla gabbia dell’euro, e la Francia non possiede un tessuto economico-imprenditoriale medio-piccolo.
Le altre economie sono marginali o già ridotte all’essenziale, come in Romania e Cechia, mentre Serbia e Ungheria in sostanza sfuggono ancora alla morsa dell’euro. Quindi resta l’Ucraina, enorme Paese di circa 50 milioni di abitanti istruiti e dalle immense risorse agrarie, minerarie e industriali. Applicando le ricette economicide dei bankster di Berlino-Bruxelles, è possibile concedere ancora qualche anno al baraccone eurocentrico. Ma prima di collassare, l’UE devasterebbe ulteriormente l’Ucraina.
Gli USA vedono l’Ucraina come un’ulteriore fronte avanzato contro il programma eurasiatico di Mosca, il Patto di Shanghai e i BRICS. Non si dimentichi che la Primavera araba, promossa dal fratello mussulmano Obama e dalla cerchia interventista dirittumanitaria della ‘sinistra’ liberal-imperialista statunitense, s’è risolta in una sostanziale catastrofe geopolitica per gli USA. Ciò non solo intralcia il cosiddetto ‘Pivot in Asia’ contro la Cina popolare, ma  inizia a devastare il programma statunitense per impedire l’espansione della presenza cinese in Africa, gli esempi sono la guerra civile nel Sud Sudan, ultima creatura ideata dal dirittumanitarismo interventista di Washington, e gli interventi in subappalto del micragnoso neocolonialismo di Parigi nel Sahel e nell’Africa centrale.
Consolidando un altro governo-fantoccio della NATO a Kiev, le potenze rodhesiano-atlantiste inizierebbero a destabilizzare le regioni meridionali russe del Kuban e del Caucaso, e probabilmente a cercare di sovvertire la Bielorussia. Lo scopo ultimo sarebbe eliminare la presenza russa dall’Ucraina e trasformala nella base militare, d’intelligence e propagandistico-disinformativa della NATO da cui condurre una grande campagna per distruggere il programma eurasiatista di Mosca e Beijing.
I giochi olimpici di Sochi sono iniziati, e rappresentano sicuramente un banco di prova mediatico per la Federazione Russa. Tra terrorismo, strumentalizzazioni mediatiche e dimostrazioni di dissenso da parte delle opposizioni politiche, quali sono effettivamente i problemi che si profilano all’orizzonte di queste Olimpiadi?
La campagna disinformativa strategica, della NATO e dei suoi alleati, contro la Russia passa anche per il cruciale settore massmediatico. Colpire le olimpiadi invernali di Sochi 2014 è pienamente funzionale al piano di sovversione contro Mosca e il suo programma di costruzione eurasiatica. Denigrare Mosca, attraverso la denigrazione di Sochi, rientra in tale ambito.
Non solo, le cosiddette ‘democrazie’ atlantiste ricorrono a qualsiasi strumento, utile idiota e fantoccio provocatore funzionale a tale scopo: che si tratti di neo-nazisti e xenofobi galiziani; di omosessuali democratici o pseudotali, di integralisti cattolici o islamisti, a Washington interessa soltanto la loro strumentalità tattico-strategica relativa ai loro piani internazionali, e non le interessa una presunta incoerenza ideologica esistente tra tali fantocci. È un problema che lascia agli sprovveduti e al circo mediatico che dirige, intento solo ad offuscare i dati di fatto ed ad annebbiare la visione della realtà.

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