domenica 9 febbraio 2014

La maxiballa dei 60 miliardi di corruzione in Italia


La maxiballa dei 60 miliardi di corruzione in Italia

 

Di Gianni Candotto, il
corruzione 

Ieri molti giornali, in particolar modo quelli di area centrosinistra, hanno titolato in prima pagina che la corruzione in Italia costa 60 miliardi di euro, facendo notare che questa cifra rappresenterebbe la metà della corruzione di tutta l’Europa. Il Corriere della Sera si è distinto nel riportare questa bufala con un titolone in prima pagina: “CORRUZIONE, PESO DA 60 MILIARDI”.
Fiumi di inchiostro sono stati gettati in autoflagellazioni masochiste, compiacimento indignato e sogghignante perché lo stesso attendibile rapporto metteva l’accento sulle cosiddette leggi ad personam di Berlusconi e considerazioni intellettualoidi sui vizi dell’Italia e la necessità di un’ondata moralizzatrice in salsa renziano-togata.
Noi di Qelsi ieri sulla nostra pagina facebook abbiamo chiarito invece come i 60 miliardi di corruzione fossero una colossale menzogna. E lo ribadiamo oggi, forti del fatto che anche i quotidiani nazionali fanno marcia indietro. Infatti, “l’attendibile” rapporto prendeva lo spunto da una parte di una dichiarazione della Corte dei Conti italiana che citava studi che sostenevano che in Italia ci fossero 60 miliardi di corruzione.
E presa la frase così com’era, la Commissione Europea la usava per stilare il suo rapporto citando il parere della stessa Corte dei Conti italiana. Peccato che quest’ultima – si vede che gli euroburocrati leggono solo la prima riga e non la seconda- sostenesse che gli stessi studi fossero privi di fondamento e riscontri.
La malafede sarebbe stata evidente a chiunque avesse preso la briga di verificare le fonti. Ma che cos’era quel famoso studio giudicato inattendibile dalla Corte dei Conti che sosteneva esserci una corruzione da 60 miliardi in Italia?
Cifre buttate a caso, come riporta oggi lo stesso Corriere della Sera senza fare un gigantesco mea culpa, di un’ipotesi in un tavolo di lavoro del 2004 della Banca Mondiale che sosteneva che al mondo la corruzione corrispondesse all’incirca a una media del 3,6% del PIL mondiale. Quindi qualche buontempone improvvisato economista e statistico aveva diviso il 3,6% in egual misura Paese per Paese e l’Italia che all’epoca aveva un PIL da 1.700 miliardi avrebbe avuto l’irrealistica cifra di 60 miliardi.
La Germania secondo la stessa ipotesi ne avrebbe avuta per 80 miliardi. Però per la Germania, come è ovvio, il rapporto è andato, come doveva essere, nei cestini del dimenticatoio. Per l’Italia invece qualche euroburocrate ha avuto l’idea geniale di tirarlo fuori, dargli una spolverata, definirlo attendibile e fare un attacco senza precedenti al Belpaese.
Seguito a ruota dai giornali italiani stessi, che hanno preso il dato per oro colato senza darsi il patema di controllare da dove venisse questa maxiballa.
Ma lasciando stare i giornali italiani, la domanda è: perché la Commissione Europea ha fatto questo rapporto fraudolento e privo di qualsiasi fondamento?
Senza essere complottisti, basta leggere le uscite dei dirigenti di Bundesbank in queste settimane: “l’Italia deve vendere i suoi asset”.
Ecco il punto. Se l’Italia è un paese corrotto, come può permettersi di criticare la politica dell’Unione Europea e della Germania? Se ha risorse illimitate che finiscono nei rivoli del marcio, dell’evasione, della corruzione, perché la Germania dovrebbe sentirsi in colpa? Risolva da sé i problemi: venda le sue aziende migliori Finmeccanica, le Poste, l’Eni, privatizzi la Banca d’Italia e la Germania avrà fiducia nell’Italia.
Noi condividiamo che l’Italia debba risolvere i suoi problemi. A partire dalla permanenza in questa Unione Europea e da organi di disinformazione nel migliore dei casi irresponsabilmente superficiali.

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